L'estasi dell'abbandonoMi sento stremato alla fine di questo viaggio. Divoro con gli occhi le fotografie lente, assorbo le note, percepisco l'estasi e l'abbandono. Forte ma leggero, un'evaporazione dell'anima, il distaccamento totale dalla materia. Seguo con il cuore questa litania dolcissima e malinconica che mi vuole bene, m'accompagna dove lei vuole con leggerezza e mi sento aria pura, libera di sostare nel tempo senza invecchiare,senza mai placare la voglia di stare sopra a tutto cìò che è diventato inutile, terreno e palpabile. Amo con disperazione, sgomento e tormento questa presenza sottile che non lascia segni con il suo passaggio è una mano invisibile che mi guida ad occhi chiusi nella mia anima. Mi conosce e mi parla senza dire, sussurra e accarezza sfiora in continuazione le parti molli del mio cervello, è l'ebbrezza di essere liberi.
S'odono pure lamenti feroci, urla senza suoni, pugni senza sangue, è tutto uno scorrere violento sottopelle di attimi che destabilizzano il mio concetto di libertà. Senza forze e bianca e pura come un angelo questa donna,appesa al nulla. Si vede polvere nella polvere, viene calpestata e mangiata, sputata e lasciata sul pavimento come uno straccio usato. Comprendo l'estasi, comprendo l'abbandono ma non trovo dove termina uno e inizia l'altro. Tutto torna al suo posto in un mondo staccato dal male e dal bene, il limbo, un'accettazione e liberazione di sè. Il tremolio di Rosita è dolce. La sua fotografia è viva e viverla è poesia per l'anima. testo: Alessandro Cocca |